Zabala - Traccia 12 - Ninna nanna del maggio

Il mese di maggio da ragazzino era il mio preferito. Il mio sabato del villaggio, in cui le giornate si allungavano e si poteva giocare in cortile fino a tardi. Maggio è anche il mese della Madonna, dei rosari, che io cercavo sempre di evitare. I miei genitori mi hanno lasciato molta libertà e pur avendo raggiunto presto una forte laicità e distacco dalla religione sono sempre rimasto legato a una spiritualità e a una fede che si fanno carità e carezza come in una dolce ninna nanna. C’è un passaggio nella canzone a cui sono molto legato:
“Prego Gesù di portare via il dolore
Che i pescatori non si perdano nel mare
Che ci sia un posto dove andare per chi muore
Prego Gesù di poterti ritrovare”.
Il finale mi fa pensare al mio grande amico Franz, diventando preghiera di ritrovarlo prima o poi in una città di mare.

 

Ninna nanna del maggio

testo e musica di Andrea Parodi

 

Penso alle domande e alle risposte
Penso al mare, alla nave e alle sue rotte
A te bambina che correvi nel cortile
come una farfalla e le tue ali sotto il sole
Sento il vento accarezzare i fili d’erba
O è qualcuno che li muove da lassù
Che li pettina e ti sfiora sulla schiena
E nella luna vedo il volto di Gesù

Ninna nanna Ninna e…
Ninna nanna Ninna a…

Questa sera io ti ho acceso una candela
Sto pregando per la tua gioia e la speranza
E adesso dormi tra le braccia di Maria
E adesso dormi mia dolcissima Costanza
Prego Gesù di portare via il dolore
Che i pescatori non si perdano nel mare
Che ci sia un posto dove andare per chi muore
Prego Gesù di poterti ritrovare

Ninna nanna Ninna e…
Ninna nanna Ninna a…

 


Credits

Andrea Parodi – vocals
David Carroll
– upright bass
Brannen Temple – drums
Luke Jacobs – nylon guitar
Ali Razmi – setar
Bocephus King – vocals, whistle, percussions, xylophone, electric guitar
Claudia Buzzetti – vocals


"Ninna nanna del maggio" è la traccia n.12 dell'album Andrea Parodi Zabala

Zabala - Traccia 11 - Maya dei girasoli

Negli scorsi mesi ho pubblicato in anteprima questa canzone come augurio a studenti, bambini e ragazzi che tornavano a scuola in presenza. Stiamo vivendo un tempo di forti limitazioni e rinunce, un tempo sospeso, sottratto che non ci verrà restituito. La canzone è un invito a non smettere mai di sognare, meravigliarci e sperare. Abbiamo realizzato un video con le illustrazioni di Elisabetta Ferrari insieme alle immagini di Woody e Geordie, coi loro occhi veloci e sorridenti che si  illuminano davanti alla luna nel cielo e alla collina che cambia colore.

 

Maya dei girasoli

testo e musica di Andrea Parodi

 

Ad ogni angolo dei tuoi sogni
Quando il treno ha lasciato la stanza
Per ogni volto che abbiamo incrociato
Per quelle lacrime che non sono abbastanza

Per quel giorno che verrà
Con la pioggia che batteva sul porto
Per ogni promessa, per ogni attesa
Per ogni Cristo che abbiamo risorto

Per quella scala che si alza nel cielo
Per quel cappello che indossavi al contrario
Per questa scatola nera
Tutti zitti si alza il sipario

E in queste giornate d’autunno
Ci si sente così soli
Chiudi gli occhi, 1,2,3… corri con Maya… dei girasoli
E la zucca comincia a parlare
“arrenditi menestrello”
Il pettirosso si appoggia sul faggio
E la volpe, la volpe, scavalca il cancello

Per il tuo primo sorriso al mattino
Per questa torta di mele fumante
Per quel cappotto senza un bottone
Per quel pezzo di luna mancante

Questa tovaglia che fa già Natale
La birra rossa con le castagne
Metti un altro legno nel fuoco
La prima neve sulle montagne

Per gli ulivi e i filari di vite
Per la collina che cambia colore
Per le canzoni intorno al falò
Per tutti i racconti, per il tuo stupore

E in queste giornate d’autunno
Ci si sente così soli
Chiudi gli occhi, 1,2,3… corri con Maya… dei girasoli
E la zucca si azzittisce di colpo
Volano i corvi intorno al castello
Il pettirosso raggiunge la volpe
E la volpe, la colori di rosso col tuo pastello

 


Credits

Andrea Parodi – vocals
David Carroll
– bass
Brannen Temple – drums
Luke Jacobs
– acoustic guitar
David Immerglück – mandolin
Radoslav Lorković – piano and accordion
Paolo Ercoli – pedal steel
Claudia Buzzetti – vocals
Raffaele Kohler – trumpet


"Maya dei girasoli" è la traccia n.11 dell'album Andrea Parodi Zabala


 

Zabala - Traccia 10 - E' solo un fiore

Uno dei primi racconti che ho letto da bambino era la storia di Margherì, che alla fine della primavera appassiva e moriva. Il racconto aveva un lieto fine e la primavera successiva Margherì sarebbe nata di nuovo, ma io questa cosa non l’accettavo, volevo quella Margherì, la mia Margherì. Tutto il senso della vita sta in questo piccolo passaggio. È solo un fiore, bellissimo, fragile, indifeso. Quello che possiamo fare è stare attenti a non calpestarlo, proteggerlo, dipingerlo, cantarlo.

 

È solo un fiore

testo e musica di Andrea Parodi

 

È solo un fiore, è solo un fiore, è solo un fiore

È solo un fiore che si lascia calpestare
I tuoi occhi e le tue gambe nella sera
È la luna che passeggia sopra il mare
I silenzi che diventano preghiera

È solo un fiore, è solo un fiore, è solo un fiore

È guardare la tua donna mentre dorme
E il tempo non bastava mai
Un grembiule abbracciato a un’uniforme
So che tu ritornerai

È solo un fiore, è solo un fiore, è solo un fiore

Fare finta di essere normale
L’odore della pioggia nei prati
Con tua figlia la notte di natale
A pettinare i suoi capelli bagnati

È solo un fiore, è solo un fiore, è solo un fiore

Con le margherite la primavera
I colori dell’aria la mattina
La tua prima maglietta di calcio vera
Il profumo del pane e della benzina

È solo un fiore, è solo un fiore, è solo un fiore

 


Credits

Andrea Parodi – vocals
David Carroll
– bass
Brannen Temple – drums
Luke Jacobs
– acoustic guitar
David Immerglück – electric guitar
Alex Valle – pedal steel, acoustic guitar
Tim Lorsch – strings
Radoslav Lorković – wurlitzer
Claudia Buzzetti – vocals


"È solo un fiore" è la traccia n.10 dell'album Andrea Parodi Zabala


Zabala - Traccia 09 - Tutti i pesci del mare

“Svegliala con il sorriso e con il sole, che filtra dalle persiane sul suo guanciale Svegliala col profumo del rosmarino, con il caffè nell’aria, con un violino E campi pieni di neve e girasoli, lascia che si innamori, lascia che voli”.
Un inno alla vita e alla bellezza, alla ricerca quotidiana di luce e pienezza.

 

Tutti i pesci del mare

testo e musica di Andrea Parodi

 

Svegliala con il sorriso e con il sole
Che filtra dalle persiane sul suo guanciale
Svegliala col profumo del rosmarino
Con il caffè nell’aria, con un violino

E se la vedi giù tienile la mano
Accarezzale la fronte piano piano

Dalle prati verdi su cui rotolare
Falle venire voglia di cantare
E canta insieme a lei a squarciagola
Non farla sentire mai da sola

E se la vedi stanca falla sedere
Se è triste dalle da bere

Falle trovare sempre vicino agli occhiali
Per sentirsi più leggera due piccole ali
E campi pieni di neve e girasoli
Lascia che si innamori, lascia che voli

Mano nella mano ti verremo a cercare
Nella cappella di San Francesco fatti trovare
Nei boschi, lungo i fiumi e in riva al mare
Nei crepuscoli, nei vicoli, fino all’altare

Un coro di angeli comincerà a cantare
Insieme a tutti i pesci del mare

 


Credits

Andrea Parodi – vocals
David Carroll
– bass
Brannen Temple – drums
Bradley Kopp
– acoustic guitar
Joel Guzman
– hammond B3
David Immerglück
– mandolin
Carrie Rodriguez
– violin
Radoslav Lorković
– wurlitzer
Alex Kid Gariazzo
– electric guitar
Claudia Buzzetti
– vocals
Geordie Parodi
– vocals


"Tutti i pesci del mare" è la traccia n.09 dell'album Andrea Parodi Zabala


Zabala - Traccia 08 - Brasile

Le ballate hanno la capacità di concentrare in pochi minuti storie che potrebbero essere raccontate in un’intera pellicola di film. Mi affascina molto questo tipo di scrittura che ha modelli importanti in canzoni come Pancho & Lefty e Il Bandito e il Campione. Eric Taylor era un maestro nello scrivere ballate. Ricordo la notte in cui gli feci ascoltare Brasile in uno dei leggendari dopofestival del Townes Van Zandt al Pub Amandla. C’era anche Luigi Grechi e c’era anche il mio amico Samuele che si innamorò della canzone; gliela dedicavo ogni volta che la suonavo in concerto e lui sognava che un giorno la facessi produrre a Neilson Hubbard. Detto fatto. Neilson ha avvolto di mistero questo viaggio surreale dal porto di Livorno a quello di Rio De Janeiro. Il viaggio di un uomo che decide di cominciare una nuova vita in una terra lontana, ma che dovrà tornare in Italia, in carcere a Verona: il passato torna sempre a bussare. Ed è per quella terra, tatuata a tal punto dentro di sé, che i compagni di cella e i secondini lo chiamavano Brasile. Alla fine della storia c’è una rocambolesca fuga in cerca della libertà e di un’altra nuova vita.

 

Brasile

testo e musica di Andrea Parodi

 

L'ombra del vento è un assassino che ha ceduto al suo dolore
Si è sdraiata dove passa il treno a pochi passi dal tuo cuore
Luigi parla poco e quando parla non ti dice cosa fare
Ti è rimasta soltanto quella pipa e una casa da pagare
Miralo bene, colpisci da lontano
Respira, trattieni il fiato, tieni ferma la tua mano

A Livorno mi venne incontro un uomo vestito da serpente,
Occhi rossi, grossi anelli, poca barba e nemmeno un dente
Mi offrì da bere e un lavoro sulla nave "Grazia di Dio"
Dopo tre mesi arrivammo in Brasile nel porto di Rio
E i bambini ci venivano incontro come si va incontro alla vita
E le madri sulle porte, le caviglie gonfie e i rosari fra le dita

Dopo tre anni mi consegnarono una lettera che arrivava da Verona
Dovevo costituirmi per omicidio di persona
È febbraio ed è l'ultima volta che vedo questo mare
Non è mai il momento giusto per fermarsi a ricordare
Non conosco mio padre e non l'ho mai cercato
Ma conservo ancora lo sguardo e la voce che mi ha dato

Non importa più chi sono se sia marzo o aprile
I compagni di cella mi chiamano Brasile
Gli racconto del profumo del cacao e del caffè
e di questa strana nostalgia che non sanno cos'è
Il tetto del cielo infinito di questo viaggio,
la tristezza finirà domattina dentro un altro tatuaggio

Ettore ha ammazzato sua sorella o l'ha aiutata a dormire
Sono mesi che studia un piano infallibile per farci uscire
Proprio oggi ho ricevuto un'altra lettera e la mia vecchia pipa
Non mi sento di aprirla, fumavo sì, ma in un'altra vita

E domani riusciremo a fuggire e sarà un grande giorno
Chissà se mi aspetta un'altra nave al porto di Livorno
I miei compagni li hanno presi a metà galleria
E ora mi restano la mia ombra e una faina a farmi compagnia
Guarda avanti, non puoi più tornare indietro
Striscia nudo in mezzo al fieno, ché questa notte taglia più del vetro

 


Credits

Andrea Parodi – vocals
David Carroll
– bass
Brannen Temple
– drums
Neilson Hubbard
– piano
Eamon McLouglin
– violin
Juan Solorzano
– pedal steel
Mixed by Neilson Hubbard
Engineered by Dylan Alldredge


"Brasile" è la traccia n.08 dell'album Andrea Parodi Zabala

Zabala - Traccia 07 - C'è (che non ne scrivo mai canzoni d'amore)

I miei cantautori, più sono tristi più sono bravi. Townes Van Zandt e Claudio Lolli, per fare due nomi. Il mio repertorio di canzoni si divide tra brani più esistenziali, malinconici e storie, ballate. Quasi mai scrivo canzoni d’amore. Poi è arrivata Elena come un fiume in piena nella mia vita. Come “una stella cadente nel temporale”. Siamo andati a vivere insieme e poco dopo esserci trasferiti nella nostra casa a Figino Serenza abbiamo scoperto che sarebbe arrivato Woody. “C’è che c’è qualcosa che sta arrivando. Gli daremo amore e il resto lo stiamo imparando”. Quando siamo tornati dal Texas ci siamo sposati anche in Italia, nel 2015, nel bosco della festa dell’Unità, un luogo che ha un significato speciale. Tanti anni fa, in un’altra vita, quando ancora non ci conoscevamo, mi capitava di incrociare lo sguardo di Elena alla Festa dell’Unità. Mi ricordo ancora quella sensazione, impossibile da spiegare a parole e così ci ho scritto una canzone. 

 

C'è

(che non ne scrivo mai canzoni d'amore)

testo e musica di Andrea Parodi

 

C’è che cambia tutto
C’è il sole che è più bello e quando piove piove di brutto
C’è che non cambia niente
C’è che ti amo infinitamente

C’è la primavera
C’è che non mi innamoro più ogni sera
C’è che ci sei solo tu in tutti i miei pensieri
C’è che l’ho sempre saputo che c’eri

E qualche volta ho voluto bene alla mia città
Se t’incontravo per strada o alla festa dell’Unità
C’è la luna piena
C’è la tua mano tutte le notti lungo la mia schiena

C’è una stella cadente nel temporale
C’è il profumo della cena per le scale
C’è che c’è qualcosa che sta arrivando
E gli daremo amore e il resto lo stiamo imparando

Da questa finestra vedremo le stagioni passare
C’è la tua nonna che sorride alla mia, ci stanno a guardare
C’è che la mia vita ha tutto un altro sapore
C’è che non ne scrivo mai di canzoni d’amore

C’è che cambia tutto
C’è il sole che è più bello e c’è luce dappertutto
Sai che c’è: non cambia niente
C’è che ti amo, solamente

 


Credits

Andrea Parodi – vocals
David Carroll – bass
Brannen Temple – drums
Luke Jacobs – acoustic guitar
Joel Guzman – hammond B3
Flaviano Braga – accordion
Brian Mitchell – piano
Radoslav Lorković – intro/outro piano
Paolo Ercoli – dobro
Bocephus King – electric guitar and vocals
Luciano Macchia – trombone
Raffaele Kohler – trumpet
Claudia Buzzetti – vocals
Woody Parodi – vocals
Figino’s birds


"C'è (che non ne scrivo mai canzoni d'amore)" è la traccia n.07 dell'album Andrea Parodi Zabala


Zabala - Traccia 06 - Se vedessi la baia ora

Ho scritto questa canzone lunedì 15 novembre del 2004 alle ore 17 nella Baia Flaminia di Pesaro. L’avevo sempre vista piena di giovani in spiaggia che giocavano a palla e a racchettoni. La fila al baracchino delle piade e i surf in mare. La baia  in autunno era deserta, con le barche ritirate sotto l’imponente promontorio e il silenzio spezzato solo dal canto dei gabbiani.

 

Se vedessi la baia ora

testo e musica di Andrea Parodi

 

Se vedessi la Baia ora
L’hanno ripulita
Non ci sono barche in mare
E la spiaggia è dei gabbiani

E i sogni sono solo sogni
E i venti, perfino i venti hanno un nome

Se vedessi la Baia ora
C’è la luce del tuo libro
La legna nel camino
C’è una valigia da rifare

E i sogni sono solo sogni
Cantù è lontana, più di una settimana

E il tempo scorre lento
Nei pomeriggi di novembre
Natale si avvicina
E vorrei poter restare

E i sogni sono solo sogni
E tu, tu non sei più tu

Se vedessi la Baia ora…

 


Credits

Andrea Parodi – vocals
Angie – bass
Brannen Temple – drums
Alex Kid Gariazzo – acoustic guitars
David Bromberg – slide electric guitars
Radoslav Lorkovic – wurlitzer, accordion
Claudia Buzzetti – vocals


"Se vedessi la baia ora" è la traccia n.06 dell'album Andrea Parodi Zabala



Zabala - Traccia 05 - Gabriela y Chava Moreno

Sono sempre stato molto affascinato dalla frontiera. Sono cresciuto a Cantù, nel Nord Italia, a pochissimi chilometri dal confine con la Svizzera. Ma la frontiera che mi ha sempre evocato forti emozioni è quella tra gli Stati Uniti e il Messico, così ho ambientato questa storia on the road lungo il Rio Grande. Il viaggio di una donna disperata da Las Cruces fino a Corpus Christi è un mio omaggio a quei luoghi dove si mischiano sapori e profumi sotto cieli e tramonti infiniti. La musica  mariachi e nortena incontra il folk e il rock. Una delle mie canzoni preferite di sempre in questo stile tex mex è Romance in Durango di Bob Dylan. Ritrovare il violino di Scarlet Rivera insieme alla fisarmonica di Joel Guzman nel viaggio di Gabriela è un sogno che si avvera.

 

Gabriela y Chava Moreno

testo e musica di Andrea Parodi

 

Guarda come è cresciuta dall’ultima volta
Ha una treccia che le cade sul seno e una storia irrisolta
Mi presento sono Chava Moreno, le piacerebbe ballare
Bevo Tequila Don Julio e vengo dal mare

Pianterò dei pomodori in quel pezzetto di terra
Vicino al fiume Nueces e alla tua stella
Gabriela arrossisce soltanto e poi scompare
Sulla strada che da Las Cruces porta al mare

Ay ay Ayyy…

Matamoros è piena di banche e di donne ai balconi
Chava conobbe le banche, le donne e le sue prigioni
E sua sorella Juana la trovarono vicino al confine
Con la pancia piena di neve per sfamare le sue bambine

E a Sierra Blanca si fermò il vento per lasciarla passare
Entrò all’osteria Las Manitas a bere e mangiare
E la band suonava canzoni dall’antico sapore
Ripensò quando a suo padre Javier si fermò il cuore

Ay ay Ayyy…

Era di maggio quando la vidi o così credo
Indossava un vestito celeste per le vie di Laredo
Gabriela arrossì ed evitò le mie domande
E riprese la strada sterrata che rincorre il Rio Grande

Pianterò dei pomodori in quel pezzetto di terra
Vicino al fiume Nueces e alla tua stella
In quella foto è insieme a Chava e si lascia baciare
A Corpus Christi dove il fiume Nueces cade nel mare

Ay ay Ayyy…

 


Credits

Andrea Parodi – vocals
David Carroll – bass
Brannen Temple – drums
David Pulkingham – nylon guitar
Luke Jacobs – acoustic guitar
Andrew Hardin – acoustic guitar
Scarlet Rivera – violin
Joel Guzman – accordion
Raffaele Kohler – trumpet & gritos
Max Malavasi – percussions
Alex Kid Gariazzo – vocals
Claudia Buzzetti – vocals & gritos


"Gabriela y Chava Moreno" è la traccia n.05 dell'album Andrea Parodi Zabala


 

Zabala - Traccia 04 - Where the wild horses run

La storia racconta che Billy the Kid fu ucciso a Fort Sumner il 13 luglio 1881 per mano di Pat Garrett. Un mese dopo un tale di nome John Miller si sposò con una donna messicana a Las Vegas, New Mexico. Chi lo vide quel giorno, compreso il prete che lo sposò, giurò che fosse Billy the Kid. Tempo dopo, il fiume Pecos esondò straripando nel cimitero di Santa Fe dove era sepolto Billy the Kid e il suo corpo non fu mai trovato. Ogni strofa è la testimonianza diversa di un personaggio che alimenta questa leggenda.

Where the wild horses run

testo e musica di Andrea Parodi - adattamento in inglese di Jono Manson

 

John Miller, walked straight through the town
But the kid was already six feet underground
Holding the hand of a Mexican girl
Blood on his pistol, with a handle, made of pearl
What does it matter if he has another name
I saw it in his eyes and I’d know him all the same
We waved goodbye as he rode out of sight, into the golden west

Hey, lonesome stranger won’t you stop and rest a while
Sit and quench the thirst of a thousand dusty miles
In Quemado, at our humble restaurant
We will pour some wine, and feed you most anything, that you could want
But let’s not speak about our old kitchen hand
He walks burning desert, and he is forever banned
From this place, passed down to me though time, my father’s father’s house

Where the wild horses run
Where the wild horses run
Where the wild horses run
Where the wild horses run

I gave him shelter, and half of my herd
If you think he is an outlaw, I don’t want to hear a word
My name is Jesus and my cattle graze these plains
And since he up and left us, it's just a memory, that remains
But I’ll never tell, so don’t even try to ask
About which trail he’s riding, or the whiskey in his flask
With his crooked shoulder and eyes of piercing blue, like the sky at sunset

Where the wild horses run
Where the wild horses run
Where the wild horses run
Where the wild horses run

I was just a boy, when I shipped off to war
Now I am resurrected, like my father before
Marched into Germany, with a rifle in my hands
I was born in April, without a mother, without a flag, without a land
Indian blood runs through my veins
I was raised by a man, who went by many names
Who always warned me, “Stay clear of that gun, and my old saddle bags"

They call me Isadora and if you are looking for that man
Billy the Kid was my husband, I still wear his wedding band
Sheriffs and bankers tremble, even to this day
There's a notch on his gun for every man, he blew away
My life began back in 1881
A girl without a name, before this story had begun
I was dead and gone, when you brought me back, brought me back from the flames

Where the wild horses run
Where the wild horses run
Where the wild horses run
Where the wild horses run

Là, dove corrono i cavalli
Dove corrono i cavalli
Dove corrono i cavalli
Dove corrono i cavalli


Dove corrono i cavalli

John Miller si presentò all'altare
Un mese dopo il suo funerale
Per mano a una donna messicana
Nell'altra una pistola e una ferita di qualche settimana
Cosa importa se adesso ha un altro nome
L'ho visto negli occhi alla comunione
Lo salutavano fuggire verso l'ovest

Dove corrono i cavalli

Hey forestiero fermati un istante
A Quemado nel nostro ristorante
Avrai la gola secca per la strada polverosa
Ti verseremo del vino e potrai mangiare qualunque cosa
Però non chiedere che fine a fatto il vecchio cuoco
Non temere sa camminare anche nel fuoco
Questo posto era del padre di mio padre e l'ho cacciato

Dove corrono i cavalli

Gli ho dato un tetto e metà del mio bestiame
Non vi azzardate a dire che era un'infame
Mi chiamo Gesù e sono un mandriano
Con lui da queste parti fuorilegge e ladri girano lontano
Non vi dirò mai da che parte è fuggito
E nemmeno il suo whiskey preferito
Con la sua spalla storta e i gli occhi azzurri come il cielo al tramonto

Dove corrono i cavalli

Poco più che ragazzo son partito soldato
E come mio padre son resuscitato
Combattevo in Germania nella grande guerra
Ma ero nato un aprile senza madre, senza bandiera e senza terra
Nelle mie vene scorre sangue indiano
Allevato da un bandito o un mandriano
Mi diceva sempre "Non toccare quel fucile e quel baule"

Dove corrono i cavalli

Il mio nome è Isadora e se cercate quel bandito
Billy the Kid è proprio mi marito
Perciò sceriffi e banchieri cominciate a tremare
C'è una tacca sulla sua pistola per ogni testa che ha fatto saltare
La mia vita cominciò nell'81
Chi ero prima non lo saprà nessuno
Ma ero già morta quando mi hai salvata dalle fiamme

Dove corrono i cavalli


Credits

Joe Ely – vocals (priest)
Ryan Bingham – vocals (restaurant owner)
Greg Brown – vocals (cowboy Jesus)
James McMurtry – vocals (Indian son)
Sarah Lee Guthrie – vocals (Isadora)
Glenn Fukunaga – bass
Brannen Temple – drums
Michael Longoria – percussions
David Pulkingham – nylon guitar
David Grissom – electric guitar
Joel Guzman – accordion
Steve Wickham – violin
Raffaele Kohler – trumpet
Andrea Parodi – vocals
Claudia Buzzetti – vocals


"Where the wild horses run" è la traccia n.04 dell'album Andrea Parodi Zabala


 

Zabala - Traccia 03 - I piani del signore

Una Murder ballad ambientata in North Carolina che racconta di un uomo ossessionato dalle parole di una madre bigotta, la quale gli ripete fin da bambino che il nostro destino dipende più dalla volontà del Signore che dalle nostre scelte. Ogni passo della sua esistenza è condizionato da quel pensiero fino al 1953, quando la madre muore d’infarto pochi mesi dopo l’assassinio della moglie per sua stessa mano.

 

I piani del signore

testo e musica di Andrea Parodi

 

In North Carolina quand’ero bambino
Aspettavo la neve davanti al camino
Mia madre mi disse tra gioia e dolore
Saranno i piani del Signore

Dalle parti di Jackson sulla strada del mare
Incontrai una ragazza e la portai sull’altare
E tutte le notti facevamo l’amore
Erano i piani del Signore

La quarta notte di ottobre del ‘53
Quando tornai dal lavoro e non venne verso di me
Pendeva dal muro e cambiava colore
Erano i piani del Signore

Venne l’estate e caricai il mio fucile
Guidai la mia Chevy fino al vecchio fienile
Non si era ammazzata vi avevo mentito
Le sparai nella fronte perché mi aveva tradito
Le sparai quattro volte perché mi aveva tradito

In North Carolina c’è ancora la neve
E penso a mia madre che balla e che beve
Quell’inverno a mia madre si fermò il cuore
Erano i piani del Signore


Credits

Andrea Parodi – vocals
David Carroll – bass
Brannen Temple – drums
Luke Jacobs – acoustic guitar
Alex Valle – acoustic guitar
Larry Campbell – pedal steel, violin, vocals
Teresa Williams – vocals
Joel Guzman – hammond B3


"I piani del signore" è la traccia n.03 dell'album Andrea Parodi Zabala

Zabala - Traccia 02 - Elijah quando parla

Ho sempre amato i film che danno una vita alle città, specialmente New York che non è solo uno sfondo, ma un vero e proprio personaggio, con emozioni, stati d’animo e personalità. Questa storia tra giallo e passione è ambientata in una  seducente Torino. La protagonista è una donna sempre in bilico tra la disillusione e la smania di vivere. Elijah è un salto verso l’ignoto, una voce straniera che fa paura ma la voce più difficile da capire è quella della propria coscienza.

 

Elijah quando parla

testo e musica di Andrea Parodi

 

Gocce e filigrane alle porte della sera
Racchiudi l’universo tra il tuo fiato e la ringhiera
Seduta al bar del corso un per noia o per attesa
La trovi così chic questa nebbia appena scesa

Il vestito che volevi è sempre lì in vetrina
Com’è possibile che non l’abbian notato
E la foto di tua madre che sorride in bianconero
Era bella, bella, da morire
Elijah quando parla non si fa capire

Torino si è fermata per la processione
Anche il cane si è seduto e non abbaia più il tuo nome
Sarà che si fa tardi o è quel suo modo di fissare
Non finisci il tuo Martini e te ne vai senza pagare

E immagini i suoi passi che si fanno più veloci
È ancora lontano il portone di casa
I lampioni sopra il ponte, sembra di essere a Parigi
Ti piace aver paura di morire
Elijah quando parla non si fa capire

Non sai cos’è il mattino e non smetti di tremare
Abbracci tuo marito ma non ti fai abbracciare
Cucini qualche cosa e poi ti affacci dal balcone
E fumi un po’ per gioco o per disperazione

Sogni la tua parte in un film di David Lynch
È stato bello lasciarsi accarezzare
Il telefono è staccato e cambi spesso d’umore
Quanto xanax hai preso per dormire?
Elijah quando parla non si fa capire

 


Credits

Andrea Parodi – vocals
David Carroll – bass
Brannen Temple – drums
David Grissom – acoustic and electric guitars
Tommy Mandel – hammond B3


"Elijah quando parla" è la traccia n.02 dell'album Andrea Parodi Zabala

Zabala - Traccia 01 - Buon anno fratello

C’è un tempo per ogni stagione, e ogni strofa di questa canzone gli dà voce. L’inverno solenne, riflessivo, spirituale, come la vecchiaia. La primavera, stagione del gioco, del cortile; è infanzia, spensieratezza e ginocchia sbucciate giocando a pallone. L’estate e i primi amori, le corse sulla sabbia, quel senso d’onnipotenza della giovinezza. E infine c’è l’autunno con le sue malinconie. La stagione dei poeti e dei cantautori.

 

Buon anno fratello

testo e musica di Andrea Parodi

 

C’era un bimbo che nasceva, un uomo che partiva e una donna che piangeva
C’era la neve nella stanza, c’era il sorriso, il vento e la speranza
I tuoi occhi nel mio cuore, la lotta, il pane, c’era l’amore
Dita rotte nel vuoto dell’inferno, c’era la fede, il perdono, c’era l’inverno

C’erano fragole e petali di rosa, e chi sceglieva l’anello per la sposa
C’era il sole, il sale, il silenzio sottoterra, c’era Dio, c’era la guerra
C’erano i gatti stesi nel cortile, c’erano baci abbracci, c’era un Aprile
E bambini col pallone verso sera, c’era il coraggio, la primavera

C’erano onde azzurre e grigliate sulla sabbia, le tue carezze, la gelosia e la rabbia
Ghiaccioli alla menta e corse lungo il fiume, c’era il gallo che perdeva le sue piume
C’era un caldo da far girar la testa, c’erano fuochi in cielo e il paese in festa
Panni stesi e barche rovesciate, c’erano passi, balli, era l’estate

C’erano foglie gialle e rosse lungo i viali, c’era il fango sopra i miei stivali
Un bambino recitava una poesia, c’erano vetri chiusi e una fotografia
Lo sconforto sbatteva le sue ali, c’era la noia e la caccia dei cinghiali
C’era la luna nello stagno… Buon Anno Fratello, Buona Vita Compagno!


Credits

Andrea Parodi – vocals
David Carroll – bass
Brannen Temple – drums
David Grissom – acoustic and electric guitars
Brian Mitchell – piano
Joel Guzman – hammond B3
Claudia Buzzetti – vocals


"Buon anno fratello" è la traccia n.01 dell'album Andrea Parodi Zabala


Andrea Parodi Zabala Live


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